Ci
sono immersioni ormai entrate nella leggenda, tra queste la Grotta Azzurra
di Capo Palinuro che presenta motivi di interesse tali da poter essere
definita unica. La vastità del salone centrale, la conformazione a
tunnel, le pareti sovrabbondanti di fauna bentonica, la presenza di
sorgenti idrotermali, speleotemi sommersi e un affascinante percorso
subaereo tra colonne stalatto-stalagmitiche e colate alabastrine. A
seconda di quale percorso si sceglie, l'immersione è adatta a tutti i
livelli di preparazione. In ogni caso, indipendentemente dalla difficoltà
dell'itinerario, è bene, come sempre, farsi guidare da esperti dei luoghi
in grado di illustrare al meglio ed in sicurezza la magia della grotta.
Una sola immersione non basta per rendersi conto della molteplicità di
soggetti a carattere geologico, biologico e scenografico. Lunga 85 mt. e
larga 90, la grotta Azzurra attraversa Punta della Quaglia partendo
dall'ingresso principale (max. -20 mt.), sovrastato da un diaframma di
roccia sommersa al di sopra del quale entrano le barche, fintanto che la
volta prosegue sotto la superficie, per raggiungere il grande ingresso
secondario (max. - 33mt) da cui filtra la luce che rende l'acqua turchese.
Pinneggiamo per 25 mt. lasciando l'atrio per il ritorno, ci troviamo così
sulla "soglia" dove il grande salone si apre e il fondo degrada
verso la massima profondità. Di fronte a noi l'intensa luce azzurra e
sopra, lo specchio acqueo interno che lascia trasparire le pareti
subaeree. Dirigendoci a sinistra incontriamo le "colonne", che
con i loro tre metri di altezza testimoniano come un tempo molto lontano a
questo livello non c'era acqua, altrimenti non avrebbero potuto formarsi.
Superato il "fitone", masso dalla forma particolare, arriviamo
alla famosa Sala della Neve. Dal fango sgorgano le sorgenti di acque sulfuree
(24°) che permettono il proliferare dei batteri dello zolfo sotto forma
di un soffice tappeto bianco che riveste le pareti. L'acqua è
tiepida, opalescente o bianco latte per lo zolfo colloidale in sospensione,
il paesaggio irreale, siamo tra le nuvole. La visita è riservata ai veri
esperti in quanto il fondo è fangoso, il buio totale e le bolle
dell'autorespiratore fanno cadere, simili a fiocchi di neve, flocculi di
solfobatteri. Fortunatamente il fenomeno è osservabile anche se non
entriamo nella sala in quanto le acque calde, più leggere, riempiono la
cupola e tracimano verso l'alto formando un inconfondibile ruscello bianco
in cui il subacqueo può "toccare con mano" la differenza di
temperatura. Scostandoci di poco dalla parete, ben equilibrati a
mezz'acqua, troviamo il punto chiave dove un emozionante colpo d'occhio
generale, tra riflessi e controluce, ci fa capire la vastità
dell'ambiente. Giungiamo così alla grande uscita secondaria con la
"finestra" da cui possiamo ammirare una numerosa famiglia di
saraghi pizzuti. Siamo ritornati alla soglia dove incontriamo gli esili e
piumosi gigli di mare, dalla forma pentaraggiata e il colore rosso, giallo
o variegato. Avevamo lasciato l'atrio per ultimo e il manometro ci dice se
soffermarci ulteriormente in quest'area che merita da sola
un'immersione.
Nelle spaccature l'elegante corvina e sua
maestà la cernia , nelle nicchie laterali miriadi di pesci rossi, i re di
triglie. Onnipresenti i colorati molluschi nudibranchi tra cui la lumaca
pellegrina, la viola flabellina, la vacchetta di mare e la planaria rosa,
verme piatto simile ad una sottile lamina vivente. La volta appare di un
arancio intenso per la massiccia colonizzazione degli astroidi,
madreporari sciafili che prediligono lo scuro e vivono solo al di sotto di
una certa latitudine. Essi lasciano il posto alle gialle margherite di
mare man mano che ci avviciniamo all'uscita. Le dimensioni sono più
grandi della norma (gigantismo), grazie alla conformazione a tunnel della
grotta che facilita il ricambio d'acqua e un proporzionale apporto di nutrimento.
Se tempi e consumi lo consentono raggiungiamo tre sorgenti sulfuree
esterne. Prima di emergere, durante la sosta precauzionale, possiamo
osservare dei grandi buchi circolari nella roccia. Sono le "marmitte
dei giganti",
scavate nel tempo, da ciottoli più o meno grandi spostati dal moto
ondoso. Lato destro e sinistro, hanno caratteristiche differenti e
richiedono due visite distinte per non trasformare il giro in una inutile
e affannosa corsa.
È
facile capire come la Grotta Azzurra riesca a soddisfare anche il
subacqueo più esigente.
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